Prima di leggere l’articolo che segue Vi prego davvero di dare uno sguardo rapido a questo video.
Molti dicono che la nuova passeggiata sia bellissima, è il luogo ad essere bellissimo non la passeggiata.
La passeggiata in sè stessa viceversa altro non è che un violentissimo rigurgito di cemento in mezzo al Parco.
Un intervento realizzato in un tratto largamente interessato da un regime di tutela paesaggistica per via della presenza di una molteplicità di Vincoli Paesaggistici spesso sovrapposti a Zone a Protezione Speciale e Siti di Interesse Comunitario e che proprio per questo avrebbe meritato di essere trattato diversamente.
Molti si sono lamentati degli atti vandalici che ha subito, pochi hanno compreso che la passeggiata stessa è il più grande ed il primo degli atti vandalici ed il problema è che è stato compiuto con il beneplacito delle istituzioni che sembrano specchiare il clima non edificante in cui vivono e prosperano oggi.
Quanto ipocrita può poi essere stupirsi del fatto che la zona subisca atti vandalici quando atti vandalici nella zona si verificano da anni? Non lo si sapeva prima? Non averli saputi prevenire non è forse una dimostrazione di incapacità?
Siamo in un periodo storico in cui tutto sembra permesso, un intervento del genere appena pochi anni fa non sarebbe stato mai autorizzato perchè costituente chiaro disprezzo di un luogo che necessita – per la delicatezza e la fragilità che lo caratterizzano – di un metro di conservazione e rispetto ben diverso, oggi tutto sembra invece possibile in nome di una corsa ai finanziamenti ed alle inaugurazioni che pagheremo cara.
Il luogo è – è sempre stato – meraviglioso, lo era anche prima, lo era ancor di più prima, la realizzazione della “passeggiata” invece è qualcosa di arrogante, violento e maldestro soprattutto nelle modalità di realizzazione.
Ci siamo abituati al brutto in un gioco al ribasso che è iniziato tanto tempo fa e che passando ieri da Piazza del Molo arriva oggi agli ecomostri sul lungolago, tutto nella logica di dover cambiare per forza qualcosa anche se è già meraviglioso, tutto nella logica di un degenerato concetto di progresso che presuppone che l’uomo non solo possa ma debba necessariamente andare dove vuole, fare quel che vuole.
Il nostro concetto estetico è oggi così scaduto che di fronte a qualcosa che è di suo naturalmente bello, per la brama di doverlo toccare, non sappiamo più valutare se il nostro intervento abbia migliorato o meno l’esistente.
Confondiamo il disponibile con il bello, tutto deve essere per forza fruito per essere anche bello, non sappiamo rispettare il bello semplicemente contemplandolo, ci dobbiamo andare sopra, lo dobbiamo calpestare e spesso questo si traduce – come in questo caso – in qualcosa di profondamente irrispettoso, arriviamo per questo a non accorgerci neanche che consideriamo bella una semplice colata di cemento (che poi per un senso di pudore chiameranno eco-cemento) tenuta insieme da due mezze misure in legno da cantiere che non si è avuto neanche il buon senso di rimuovere.
Le modalità realizzative di questa opera sono poi scandalosamente scadenti, persino peggiori di quelle di Piazza del Molo.
Il tragitto per non vedenti oltre ad essere illogicamente zigzagante per evitare ostacoli (che un non vedente non dovrebbe incontrare) è fissato male al terreno e si sta alzando costituendo esso stesso un pericolo e non un ausilio per una persona che ha difficoltà, le relative mattonelle stanno saltando esattamente come avvenuto per il mattonato in Piazza del Molo che appena pochi anni fa destò le crisi isteriche degli stessi che oggi siedono a Palazzo.
Le illuminazioni sono di pessima fattura e collocate in mezzo al viale di camminamento, costituiscono ostacoli ed inutili inciampi.
Ammesso che fosse opportuno o necessario realizzarla questa passeggiata poteva di certo essere fatta meglio dal punto di vista qualitativo e doveva essere più rispettosa, è pieno il mondo di esempi normalmente virtuosi in cui invece di sbancare un costone, alterare i piani di calpestio, riportare terre aliene e deforestare l’ambiente, ci si limita a pulire l’esistente e a realizzare un camminamento in terra battuta, sarebbe stato ancor più bello, sarebbe stato di certo rispettoso – potete vedere qui un esempio, questo che trovate nel video (clikka qui) è un intervento che si trova a 20 km in linea d’aria da noi, semplice terra battuta invece di cemento, bordure in corten, illuminazione solare e discreta collocata fuori dal piano di calpestio, fiori, alberi e cura ovunque, è la normalità altrove, un estremo dilettantismo ed una patologica improvvisazione da noi lo rende eccezionale.
Qualunque urbanista degno di questo nome potrebbe serenamente ricondurre lo spopolamento commerciale ed abitativo del centro storico anche alla realizzazione di Piazza del Molo, oggi – senza alcuna riflessione, senza alcuno studio – ripetiamo lo stesso errore con un’opera che faciliterà lo stazionamento a valle della frequentazione quando invece proprio dai giardini dei pescatori un tragitto attraverso il centro storico avrebbe potuto costituire un innesco di nuova vitalità ad un borgo oramai ostaggio di una pletora di Bed and Breakfast che illudono di una vitalità inesistente e svuotata.
Da noi oramai il brutto è così abituale che la bellezza è dover per forza andare in un luogo bello a costo di sbancare un costone, disboscare un’area di pregio paesaggistico e naturalistico, colarci del cemento sopra e farlo pure male.
C’è chi conserva aspirazioni di una diversa normalità.
Francesco Falconi

Brutta la passeggiata, non si vede in nessun modo il lago, illuminazione fuori da ogni canone estetico, lampioni bohémien sarebbero stati gradevolissimi, praticamente brutta come la piazza del molo. Mi piacerebbe vedere come ha arredato casa l’ideatore di questa schifezza.
Però Stefano il Lago non si vede perché grazie al cielo ci sono gli Alberi. Anche l’illuminazione è bassa perché quella è una zona dovrebbe esserci il buio. La mia paura è che ora disboschino ancora e che sparino lampioni eccessivi, poi sai… atti vandalici, serve una presenza, autorizzeranno chioschi ed avremo una nuova piazza del molo.
Probabilmente i chioschi sono già stati assegnati…..
Questa è una mia preoccupazione, “ci sono atti vandalici, serve una presenza, mettiamoci un chiosco” ecco che con il presupposto di una sicurezza agevolata dalla possibilità di godersi un buon caffè in una delle zone più belle del lago ne si sconvolge la genetica vocazione naturalistica mutandola in commerciale, E’ una deriva che a molti piace ed è quindi premiata, applaudita, anche dalla sinistra istituzionale, a me non piace.
toglierei solo il probabilmente
Il Piano Utilizzo Arenili in quella zona già prevede una concessione, prevede anche un pontile. Per mia formazione io continuo a non essere contrario a nulla, io non avrei mai fatto quel PUA, non avrei mai previsto una concessione in quella zona ma non sono contrario a nulla, sono certo che esiste un modo che possa rendere tutto possibile ed apprezzabile, sono altrettanto certo che non è quello perseguito oggi ed in passato da questo Paese.
Ottima disamina, io da Architetto, dico che è stata progettata segna cognizioni di causa, senza aver studiato la “location”…….
Come secondo me il progetto dell’Impianto sportivo lineare……………….una “FORZATURA”……………
Come il “fantastico bosco”(alberi secchi, non vengono innaffiati) che si doveva realizzare presso le case popolari…………………….ora ci si possono coltivare gli ortaggi….
Come la piscina comunale……………….
il tutto per svariati milioni di euro del fondo PNRR
Ma non voglio dire altro.
Buonasera Leopoldo, io non sono contrario a nulla a prescindere, per mia natura sono però uno di quelli che prima di fare qualcosa pensa alle conseguenze che avrà e so che la legge in materia di gestione della cosa pubblica imporrebbe lo stesso. Uso il condizionale perchè mi sembra evidente che questo criterio sia spesso abbandonato e dimenticato. Non sono a prescindere contrario alla passeggiata (sebbene io non l’avrei fatta), sono molto critico sulla sua realizzazione, non sono contrario alla nuova viabilità allo zodiaco e sono contento che abbia degli spazi ciclabili e maggiori spazi pedonali e questa probabilmente l’avrei fatta anche io, magari diversamente, mi fa però molto pensare che questa decisione sia stata presa sulle spalle dei residenti e dei commercianti senza coinvolgerli nel processo decisionale, non sono contrario al bosco alle case popolari anzi mi piace molto l’idea ed anche questa l’avrei realizzata anche io, le modalità della sua realizzazione e le sue criticità tradiscono un grande dilettantismo, critico quello perchè mi fa perdere occasioni, non sono contrario alla piscina, tutt’altro, sono estremamente critico sul costo complessivo dell’intervento che la riguarda e la totale mancanza di uno studio di fattibilità che ne analizzi soprattutto la tenuta economica, io avrei investito solo dopo aver studiato, nel caso di specie manca qualsiasi tipo di studio.
Mi rendo conto che quello che fa la differenza in tutti questi casi è una cosa sola: Sentirsi amministratori e non padroni del bene pubblico.
Sono d’ accordo con Falconi. Fatto con i piedi. Chi lo ha progettato? Forse lo stesso che ha progettato il ” bosco sperimentale”. L’ esperimento è riuscito! Anche le piante ad alto fusto si sono seccati e i residenti di via Lenin devono fare un percorso di guerra per andare sulla Anguillarese con auto parcheggiate….,….
Buongiorno Rosa, grazie del commento.
Io credo che quella dell’area verde davanti alle case popolari sia una bella idea, è la sua realizzazione che almeno per ora lascia veramente molto a desiderare e questo ci rimanda anche alla passeggiata di cui parliamo, io questa probabilmente non l’avrei fatta ma nel farla di certo avrei scelto diversamente, quello sbanco, quel cemento, quel disboscamento, quella faciloneria ed approssimazione a lasciare i materiali da cantiere, le mattonelle che saltano, le panchine in mezzo al camminamento, le luci che costituiscono inciampi… tutto questo mi disturba, ci sono molte persone a cui piace così, abbiamo gusti diversi, io sono per le cose fatte bene, mi pongo sempre il problema del limite di rispetto. Viviamo in un periodo storico, me ne rendo conto, in cui queste mie caratteristiche sono desuete.